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Google+: un vero plus?

È arrivato da un mesetto a questa parte il nuovo social network di Google, fremevamo dalla voglia di testarlo nella sua provvisoria versione beta e soprattutto non vedevamo l’ora di discuterne, leggerne, confrontarci: eccoci dunque qua. Se anche voi siete curiosi di provarlo, mettetevi comodi: Google parla sempre chiaro e per il momento, visto che è stato “temporaneamente superato il limite massimo di utenti”, ai ritardatari tocca aspettare.

Noi un giro ce l’abbiamo fatto e ci siamo fatti un’idea. Le premesse c’erano tutte e il grande G genera aspettativa, benché qualche piccola gaffes tocchi anche ai colossi più mastodontici (wave, buzz, vi dicono qualcosa?)

La prima impressione è che a Google+ non manchi niente. C’è tutto quello a cui siamo abituati: bacheca, profile picture, stream per leggere pensieri e aggiornamenti delle persone che seguiamo, notifiche e l’immancabile “mi piace”. E fino a qui niente di nuovo, anzi: lo spettro della f bianca sembra aggirarsi indisturbato.

 

Approfondiamo.

La rivoluzione, se così vogliamo chiamarla, risiede interamente nella concezione della socialità in rete: spuntano infatti le gerarchie relazionali (rese con l’infelice traduzione di Cerchie), che ci consentono di classificare le nostre conoscenze secondo variabili quali la famiglia, il lavoro, gli interessi. Questo è il primo Plus: la facoltà cioè di governare la fruizione dei contenuti, a vantaggio di una maggiore pertinenza comunicativa e di una più elevata libertà di espressione. Insomma i nostri contenuti vanno in pasto a chi decidiamo noi e questo è un comfort espressivo non da poco.
La tendenza sembra essere quella, più che positiva, di uno spostamento sensibile dell’ago della bilancia verso gli argomenti, a giusto discapito del gossip o dell’intrattenimento virale di bassa leva (app e games): la funzione Spunti è lì per suggerirci video e articoli che dovrebbero piacerci, anticipando i nostri tempi e informando anche i più pigri.
A ciò si aggiungono interfaccia, architettura dell’informazione e design incredibilmente validi, se pensiamo che Google+ è ancora alla sua versione beta, perché, e qui ci fidiamo di chi lo dice: “Building better software is not about creating new features. Features as such don’t define the quality.”

 

Veniamo al less.

Le ragioni dei detrattori possono essere condensate in un unico quesito: dov’è la novità? Funziona bene, ma non ha nulla in più di Facebook, almeno per il momento. I parametri della condivisione sono gli stessi, benché elevati a potenzialità incredibili in sintonia con i numerosi strumenti di google.
Cosa dire: in parte è vero, ma cosa ci aspettiamo ancora da un social network?

Pic credits:Twin Design / Shutterstock.com